
Nel nostro paese le faggete (patrimonio dell’umanità) sono presenti in sei regioni: Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio, Basilicata, Puglia e Calabria.
Le foreste, sono un sito internazionale, che comprende in tutto 77 parti. Rappresentano un esempio eccezionale, di un complesso di foreste inalterate dall’uomo, e mostrano i modelli ecologici più completi e globali. Contengono una riserva inestimabile di faggi, e molte specie di flora e fauna. La prima foresta di faggi inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale (nel 2010), si estendeva per 185 chilometri. Questa zona vanta una biodiversità animale e vegetale tra le più ricche d’Europa, soprattutto grazie alla presenza massiccia di faggi secolari. Sono foreste molto antiche, che non hanno subito cambiamenti nel corso di molti secoli. Dal termine dell’ultima Era glaciale, le faggete hanno lasciato la loro zona isolata sulle montagne, per espandersi in tutta Europa. Queste foreste sono presenti in ben 12 stati europei: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Italia, Romania, Slovenia e Spagna, oltre a nuove aree protette aggiunte a quelle già presenti in Ucraina. Le dieci faggete italiane, ricche di piante secolari riconosciute come patrimonio dell’umanità, si estendono dalla Toscana alla Calabria. Quasi tutte le faggete italiane, fanno parte di parchi naturali. Tra le faggete secolari riconosciute patrimonio dell’umanità ci sono quelle del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e, in Puglia, quelle della Foresta Umbra, con piante alte fino a 50 metri. Tra Basilicata e Calabria c’è la Foresta vetusta, che si estende per circa 70 ettari, con piante di quattro secoli.
Il riconoscimento per i siti italiani è arrivato dal comitato UNESCO nel 2017 con le seguenti motivazioni:
“Le foreste, sono indispensabili per comprendere la storia e l’evoluzione, del genere Fagus. Queste foreste, hanno dei modelli ecologici, più completi e globali, che rappresentano gli sviluppi dei faggi. Il faggio è uno degli elementi, più importanti, delle foreste di latifoglie. L’espansione continua del nord e ovest del faggio, dalle sue originali, arricchisce le foreste già esistenti. Cambiamenti recenti, nella distribuzione di questa specie, riguardano l’uomo nei dissestamenti antropici, e gli effetti più complessi dei cambiamenti climatici. La densità del faggio, in Europa, è un dato dell’adattabilità genetica dell’albero”.
Leonardo Cafissi
Diego Bruno Spagnuolo
Fotografia http://www.patrimonionellascuola.it